L’Imu colpisce anche i «rurali»
Una nuova imposizione che ha suscitato non poche perplessità da parte di molti proprietari di strutture agrituristiche: da un lato perché si troveranno a dover pagare un tributo nuovo di zecca, dall’altro perché non è facile districarsi tra le norme che si sono sovrapposte in materia e che – in molti casi – obbligheranno i titolari a ricorrere a un professionista per l’iscrizione nel catasto dei fabbricati.
fonte: http://www.casa24.ilsole24ore.com
Infatti, per gli immobili rurali che ancora oggi sono legittimamente iscritti nel Catasto dei terreni – tutti quelli per cui non si sono verificate le ipotesi previste dal Dm 28/98 (in sostanza nuove costruzioni e trasferimenti) – il decreto salva Italia prevede l’obbligo di iscrizione tra i fabbricati entro il 30 novembre 2012. Dato che per l’accatastamento c’è tempo fino alla fine di novembre e la prima rata dell’Imu va pagata entro il 18 giugno, potrebbero esserci alcuni proprietari che – al momento del versamento – non conoscono ancora la rendita esatta su cui calcolare l’imposta: in questo caso, si dovrà pagare sulla base della rendita di un fabbricato simile, per poi calcolare il conguaglio una volta che sia stata attribuito un valore catastale. A regime, le regole per il pagamento dell’Imu “rurale” sono del tutto simili a quelle per l’Imu “generale”. Nel caso delle abitazioni, alla rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per 160 si applicano le aliquote del 4 per mille per la casa principale (con detrazione di 50 euro a figlio convivente inferiore ai 26 anni) e del 7,6 per mille negli altri casi (al netto delle variazioni che possono essere effettuate dai Comuni).
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